INSEGNARE PERCHÉ?
Per fini utilitaristici? Per il piacere di comandare? Per il semplice gusto di ascoltare la propria voce?
Insegnanti animati da simili intenti finiscono per dare in breve tempo tutto ciò che conoscono.
In alcuni casi, esaurite le loro cognizioni, per timore di perdere i propri allievi cominciano ad insegnare forme, sequenze, esporre teorie delle quali hanno una comprensione relativa o superficiale.
Altri, approfittando dell’ignoranza degli studenti, inventano forme e nuovi movimenti spacciandoli come risultato delle ricerche di un fantomatico gruppo o per insegnamenti ricevuti da oscuri e misteriosi esperti, quasi sempre maestri occulti dagli occhi a mandorla.
Altri insegnanti approfittano del tempo delle lezioni per praticare, studiare e provare tecniche che ancora non hanno del tutto assimilato. Se degno di plauso è l’esercitarsi con costanza e dedizione, bisogna tener presente che, quando un’insegnante, durante la lezione, pratica per se stesso, dimentica il rapporto che dovrebbe unirlo agli allievi contravvenendo così ad uno degli aspetti fondamentali insiti nell’insegnamento del Tai Chi Chuan: “dare” con consapevolezza, il che significa insegnare con rispetto ed attenzione. Quando s’insegna non va esercitato l’oblio di se
stessi. Lo scambio, il fluire della conoscenza dall’insegnante allo studente, necessita di una presenza vigile ed amorevole.
Solo un insegnante nel quale i principi del Tai Chi abbiano messo radici profonde, un maestro, può scegliere di dimenticare se stesso per accedere a quel particolare stato (Wu-Chi) che permette una trasmissione vibrazionale sottile, invisibile, inesplicabile, perché non legata al pensiero descrittivo.
C’è un aspetto molto importante da tenere sempre in considerazione: ogni essere ha un suo destino personale che va rispettato proprio perché diverso dal nostro.
Il Tai Chi Chuan o qualsiasi altra disciplina volta all’armonizzazione dell’essere, deve consentire all’allievo di realizzare il proprio percorso, perché l’indole, le esperienze, i vissuti, i traumi, l’educazione, l’ambiente che hanno formato la personalità dell’allievo sono diversi da quelli dell’insegnante. Il maestro quindi non può dire come si debba vivere. Egli può solo aiutare a trovare l’intuizione che sveglierà e che “ricondurrà a casa” lo studente ricongiungendolo alla propria intima essenza. Sostituire le proprie idee a quelle di chiunque altro è una forma di violenza
sottile e perversa. “il mio apprendimento dell’arte marziale è stato condizionato dal mio passato, l’allievo non ha il mio passato ed è probabile che non impari nel mio stesso modo.”. (Andrè Cognard) Ci si avvicina all’arte del Tai Chi Chuan liberamente, e questa libertà deve essere rispettata. Non va messa in discussione né dall’insegnante, né da altri praticanti.
Non si deve in nessun caso voler cambiare le idee dell’allievo.
Lo si potrà fare solo migliorando e cambiando se stessi. Se ci sarà un cambiamento nell’allievo, dipenderà solo da lui. Forse, la pratica del Tai Chi Chuan sarà uno degli elementi, sicuramente non il solo, ad aver contribuito all’evoluzione del praticante.
La funzione dell’insegnante è semplicemente quella di indicare la via con amorevole cura, senza forzature né costrizioni: essere, con il suo comportamento, lo specchio che riflette le aspirazioni più nobili dell’apprendista ricercatore.
Percorsi Wu Li Autunno 1998

Altre STORIETTE RACCONTI ACCADIMENTI sono contenute nel suo blog STORIETROPPOVERE Tracce mnestiche e indizi per una biografia

M° Franco Mescola